Tritare o differenziare l’umido: cos’è meglio?
Eliminare l'umido attraverso la rete delle fogne o fare il compost
In Europa vige la buona usanza di differenziare la spazzatura. Negli Stati Uniti, invece, si utilizza da decenni un tritarifiuti integrato nel lavandino, il quale riduce gli scarti organici in una “poltiglia” molle che scivola diluita nel sistema fognario. Ma cos’è meglio dal punto di vista ambientale: tritare o differenziare l’umido?
Sommario
Cos’è il tritarifiuti
Inventato nel 1927 dall’architetto americano John Hammes, questo strumento non ha mai riscosso grande successo nel Vecchio Continente, nonostante vi siano pareri molto favorevoli alla sua diffusione.
Questo elettrodomestico viene installato sotto il lavello della cucina, per rendere facile il versamento dei rifiuti umidi. Infatti, serve proprio a sminuzzare i residui di cibo e altri piccoli rifiuti organici in modo da poterli scaricare direttamente nelle tubature dello scarico dell’acqua e poi andare nella rete fognaria.
Quando si attiva, delle lame interne iniziano a ruotare e sminuzzano i residui di cibo in piccoli pezzi, così da eliminarli direttamente nello scarico, senza dover mettere i rifiuti nell’immondizia.
Va montato sotto il lavello e collegato allo scarico principale, e per funzionare ha bisogno di un allacciamento alla rete elettrica.
I vantaggi del tritarifiuti sono diversi, e principalmente è lo smaltimento dell’umido senza riempire dover riempire i sacchetti della spazzatura e portarlo al bidone, riducendo così il volume dei propri rifiuti. Evita anche la formazione di cattivi odori.
I limiti di questo elettrodomestico vanno ricercati nello scaricare tutta la ‘poltiglia’ nelle fogne, nel non poter comunque tritare alimenti con una parte dura come ossa, gusci di molluschi o conchiglie. Inoltre, è necessaria una regolare manutenzione per evitare ostruzioni e può aumentare leggermente i consumi energetici di casa.
Smaltimento dell’umido
Lo smaltimento dei soli rifiuti organici in un bidoncino traforato apposito da conferire ad un bidone più grande sia a domicilio che con raccolta in un punto specifico su piano strada, è il modo in cui oggi si fa la raccolta differenziata dell’umido in oltre 3 mila comuni italiani.
La frazione dell’umido va nel bidoncino: tutti i rifiuti alimentari e la carta alimentare decomponibile e organica.
Tritare o differenziare l’umido: differenze e vantaggi
I pro e i contro di entrambe le modalità sono innumerevoli e controverse: i dissipatori, altro nome per identificare i tritarifiuti, farebbero risparmiare tempo, denaro e inquinamento atmosferico perché toglierebbero dalle strade i veicoli dedicati al trasporto dell’umido.
Contemporaneamente, però, il “frullato” di umido è eliminato attraverso il lavandino e andrebbe ad ostruire la rete fognaria, mentre il fango di depurazione che si ottiene come prodotto finale non sarebbe adatto all’uso agricolo perché conterrebbe anche scarti industriali non organici, quali metalli pesanti.
D’altro canto, i rifiuti alimentari vegetali e animali stoccati in discarica sono tra le maggiori cause di produzione di metano, uno dei gas responsabili dell’effetto serra. Attualmente, però, questo è il miglior compost che esista ed è molto apprezzato nel settore agricolo perché completamente naturale e di qualità eccellente.
Il reale impedimento alla diffusione dei tritarifiuti nelle abitazioni degli italiani, secondo Stefano Ciafani, vice presidente di Legambiente e ingegnere esperto di rifiuti, è quello dello stato attuale delle vie fognarie: «L’umido in fognatura? Le tubature, sia degli edifici sia sotterranee, non sono attrezzate».
Si rischierebbe, quindi, il sovraccarico della rete. I casi di successo nell’utilizzo dei dissipatori sono, certamente, molteplici e di recente anche in Europa. In Svezia la cittadina svedese Surahammar ha ottenuto una drastica riduzione di rifiuti inviati in discarica, passando da 3.600 tonnellate all’anno nel 1996 alle 1.400 del 2007.
Sono dati certamente incoraggianti ed entrambe le modalità di smaltimento dei rifiuti organici hanno sia punti a favore, che svantaggi.
Ciò che è sicuro, almeno per il momento, è il fatto che l’Italia, per la sua attuale conformazione e per la sua struttura fognaria, non sia idonea per la diffusione e l’utilizzo dei dissipatori.
In futuro, con uno studio appropriato e una reale possibilità di adeguamento dell’intero sistema, auspichiamo che si possa concretamente pensare alla loro adozione anche nel nostro paese.
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Ultimo aggiornamento il 4 Giugno 2024 da Rossella Vignoli
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