Anche gli uccelli oltre che le api sono in pericolo per pesticidi neonicotinoidi!
Uno studio olandese scopre che sono sempre di più gli uccelli in pericolo per pesticidi neonicotinoidi, fino ad oggi ritenuti responsabili ‘solo’ del declino delle api.
Li avevamo imparati a conoscere come killer delle api. Il potere distruttivo dei neonicotinoidi pare però non avere limiti, poiché questi temibili pesticidi si stanno rivelando anche nemici degli uccelli, come confermato da un recente studio, pubblicato sulla rivista Nature.
Dal maggio 2013 la Commissione europea aveva approvato un bando temporaneo di due anni per tre pericolosi insetticidi appartenenti ai neonicotinoidi, ossia il clothianidin, l’imidacloprid ed il thiametoxan. Un provvedimento importante che per una volta ha fatto valere le ragioni degli ambientalisti, ancora ben lontano però dal riuscire ad imporre un drastico cambiamento di rotta, poiché solo parziale e limitato nel tempo.
Sommario
Cosa sono i pesticidi neonicotinoidi
sono una classe di insetticidi chimici che agiscono sul sistema nervoso centrale degli insetti. Questi composti sono simili alla nicotina e sono progettati per essere altamente efficaci contro una vasta gamma di parassiti agricoli. Ecco alcune delle caratteristiche principali dei neonicotinoidi:
- I neonicotinoidi agiscono legandosi ai recettori nicotinici dell’acetilcolina negli insetti. Questo legame interferisce con la trasmissione nervosa, causando paralisi e morte.
- Sono efficaci contro una vasta gamma di insetti, inclusi afidi, coleotteri, e altri parassiti che colpiscono le colture agricole.
- Possono essere applicati in vari modi, tra cui trattamenti delle sementi, applicazioni fogliari, e irrigazione del suolo.
- Sono altamente efficaci a basse dosi, riducendo la necessità di applicazioni frequenti.
- Hanno una lunga persistenza nell’ambiente, fornendo una protezione duratura alle colture.
Svantaggi e controversie relativi ai pesticidi neonicotinoidi
- Impatto Ambientale: La loro persistenza può avere effetti negativi sugli ecosistemi, inclusi i corpi idrici.
- Effetti sugli Impollinatori:
- Resistenza: L’uso prolungato può portare allo sviluppo di resistenza tra le popolazioni di parassiti.
A causa delle loro implicazioni ambientali, molti paesi hanno introdotto regolamenti per limitare o vietare l’uso di neonicotinoidi. Ad esempio, l’Unione Europea ha implementato divieti parziali o totali su diverse sostanze appartenenti a questa classe di pesticidi.
Effetti sugli Impollinatori dei pesticidi neonicotinoidi
Numerosi studi hanno collegato i neonicotinoidi al declino delle popolazioni di api e altri impollinatori, che sono essenziali per molti ecosistemi agricoli.
Questi pesticidi sistemici entrano nel sistema vascolare delle piante e si diffondono anche nel nettare e nel polline, provocando gravi danni e un aumento della mortalità tra gli insetti impollinatori. Meno conosciuto, ad oggi, era il loro effetto a catena, che rischia di mettere a repentaglio anche le popolazioni di uccelli.
Lo studio condotto dai ricercatori olandesi della Radboud University di Nimega e coordinato dall’Institute of Water and Wetland Research, è stato il primo a dimostrare la stretta correlazione tra l’alta concentrazione di neonicotinoidi ed il declino degli uccelli insettivori, ponendo ancora di più in cattiva luce questi pesticidi tanto criticati.
Dopo aver registrato un preoccupante calo nella popolazione degli uccelli che vivono in aree agricole del Vecchio Continente, gli scienziati olandesi hanno cercato di capirne le cause, mettendo in relazione i dati provenienti dalle Commissioni distrettuali dell’acqua dei Paesi Bassi con i sondaggi sistemici degli uccelli – realizzati da istituti quali il Savon Centre for Field Ornithology – ed utilizzando come discrimine l’anno 1995, quello in cui fu introdotto l’imidacloprid nelle pratiche agricole.
Ebbene, secondo le conclusioni di questo studio, le più alte concentrazioni di tale insetticida nell’acqua di superficie coincidono con un aumento della mortalità tra gli uccelli insettivori, poiché, per le 15 specie prese in considerazione, le popolazioni sono diminuite in media del 3,5% all’anno in quelle aree segnate da un quantitativo di più di 20 nanogrammi per litro di imidacloprid. I più colpiti: storni, passeri e rondini.
In pratica, tali minimi livelli di inquinamento dell’acqua dovuti a questi neonicotinoidi, hanno causato negli ultimi dieci anni un calo del 30% nel numero degli uccelli che vivono in aree agricole e si nutrono di insetti. Se è infatti vero che il declino di tali popolazioni è iniziato prima del 1995, a partire da quell’anno si sono registrate le riduzioni più significative, prive di alcun riscontro nell’arco temporale precedente.
Queste pericolose sostanze chimiche, ampiamente utilizzate in agricoltura e orticoltura per la concia di sementi e bulbi, oltre ad esser assorbite dalle piante si diffondono nell’ambiente circostante, avvelenando gli insetti e di conseguenza i loro predatori, quali gli uccelli. Un tremendo effetto domino a cui finora nessuno aveva mai pensato, in grado di procurare danni anche ai vertebrati, specialmente nel periodo di allevamento dei pulcini.
Mentre la Bayer, azienda produttrice dell’imidacloprid, si difende affermando come non vi sia alcun elemento in grado di provare la relazione tra l’uso di questo insetticida e la diminuzione degli uccelli, i ricercatori son sicuri di tale nesso, dopo aver esaminato molto attentamente anche gli altri fattori che potrebbero essere all’origine di tale declino. Nessuno di questi, secondo gli autori dello studio, ha dato riscontri significativi come l’utilizzo dell’imidacloprid.
«I risultati sul declino delle popolazioni di uccelli dimostrano che i neonicotinoidi potrebbero rappresentare un rischio maggiore di quanto ritenuto fino ad oggi. Le leggi future dovranno quindi tener conto dei potenziali effetti a cascata dei neonicotinoidi sugli ecosistemi»; questo il monito finale dello studio, che invita a rafforzare le cautele e i provvedimenti contro questi pericolosi pesticidi, che hanno già causato una preoccupante moria tra gli insetti impollinatori.
Dopo le api, anche gli uccelli: urgono misure definitive per frenare questa deriva e difendere la biodiversità e l’equilibrio dei nostri ecosistemi. Fino al 90% delle piante selvatiche e un terzo della produzione mondiale di cibo dipendono dal servizio di impollinazione offerto dagli insetti impollinatori.
Ultimo aggiornamento il 29 Luglio 2024 da Rossella Vignoli
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