Vitamina B1 o tiamina, cos’è e a cosa serve
La Vitamina B1 o tiamina rientra nel gruppo delle vitamine B: andiamo a scoprire quali sono le sue funzioni nel nostro corpo e come possiamo integrarla con un’alimentazione equilibrata e basata su principi corretti.
Sommario
Tra le vitamine idrosolubili, troviamo la Vitamina B1, presente sotto vari formati negli alimenti.
Questo micronutriente è fondamentale per il nostro benessere, ma non va confuso con il resto delle vitamine del gruppo B. All’interno di questa famiglia difatti vi sono in totale 8 vitamine, ciascuna con caratteristiche e ruoli differenti.
Andiamo a vedere quindi a cosa serve la tiamina e in quali alimenti possiamo trovarla per soddisfare il nostro fabbisogno quotidiano.
Vitamina B1: a cosa serve
Questa importante vitamina assolve a varie funzioni, intervenendo in numerosi processi chimici, molto sofisticati.
- Incentiva il metabolismo dei macronutrienti: carboidrati, lipidi e proteine.
- Si comporta come una buona fonte energetica, dal momento che consente il metabolismo dei glucidi. Non a caso quando scende la biodisponibilità la prima sensazione che si avverte è quella di stanchezza.
- Inoltre garantisce il funzionamento di muscoli, cuore e sistema nervoso. Proprio per questo motivo non dovrebbe mai mancare nel percorso di crescita dei bambini.
- Agevola la formazione dei globuli rossi e aiuta nella cura del virus dell’herpes zoster.
- Favorisce una buona assimilazione del cibo attenuando lo stimolo dell’appetito.
- A volte viene impiegata per il trattamento di patologie genetiche gravi. Ne è un esempio la malattia di Leigh.
- Buoni risultati si sono avuti anche per la prevenzione di malattie renali e della cataratta.
Dove si trova la vitamina B1
La vitamina B1 è presente in molti alimenti, tuttavia le sue quantità sono davvero scarse. Ciò nonostante, attraverso una dieta corretta e ben bilanciata è possibile apportare all’organismo le giuste quantità di tiamina.
La troviamo nella carne di maiale, nel fegato, nel salmone, nelle uova, in alcuni legumi come i piselli e i ceci, nei cereali integrali, nelle patate, nell’avocado, nell’arancia, nei semi di girasole essiccati e perfino nel lievito.
Del tutto assente è la farina bianca, quindi pane, pasta e riso brillato. Questo dovrebbe indurci ad una riflessione su quanto le nostre attuali abitudini alimentari siano del tutto carenti di importanti fonti nutritive.
Una volta ingerita, la tiamina viene assorbita dall’intestino tenue e dirottata verso cuore, reni e fegato. Rimane in circolo per circa due settimane.
Purtroppo viene facilmente distrutta da numerosi fattori: una cottura a temperature elevate o in grandi quantità di acqua, il fumo di sigaretta, l’eccesso di alcool o di zuccheri.
Anche il consumo di tè nero, di caffè e di pesce crudo sembra che vada a interferire con l’assimilazione della tiamina.
Alcune ricerche infine hanno dimostrato l’esistenza di un’interferenza nei soggetti che consumano antidepressivi, antiacidi, ansiolitici, diuretici.
Eventuali dosi in eccesso vengono smaltite sempre attraverso le urine.
Vitamina B1: fabbisogno
Il suo fabbisogno cambia nel corso del tempo:
- è minimo nei neonati (0,4 mg al giorno)
- sale a 0,9 mg nella donna adulta e a 1,2 mg nell’uomo adulto.
- In gravidanza e durante l’allattamento i valori richiesti sono di 1 mg al giorno.
Generalmente viene somministrata in condizioni particolari quali: diabete, cirrosi, ipertiroidismo o in seguito a interventi chirurgici. Anche negli anziani potrebbe essere necessario effettuare un’integrazione di tiamina, così come in chi sta seguendo una terapia ormonale o contraccettiva.
Carenza di tiamina
Quando si verificano stati di carenza, l’organismo ne risente pesantemente. Possono comparire varie patologie gravi:
- carenza lieve: si manifesta un’alterazione nel metabolismo dei carboidrati con conseguente debolezza e senso di affaticamento continuo.
- Stati di carenza acuta: possono verificarsi amnesia, apatia, torpori e stati confusionali legati all’enecefalopatia di Wernicke-Korsakoff.
- Carenza cronica: si verificano paralisi, problemi neurologici, diarrea e vomito, convulsioni, insufficienza cardiaca (sindrome di Beri Beri).
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Ultimo aggiornamento il 12 Gennaio 2018 da Rossella Vignoli
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