Ambiente

Vuoto a rendere: come funziona e dove si usa abitualmente

Un meccanismo di economia circolare diffuso in molti Paesi europei

Il vuoto a rendere è un sistema complementare alla raccolta differenziata, che incentiva la restituzione di bottiglie di vetro e plastica, così come di lattine, previa restituzione di una cauzione depositata all’atto dell’acquisto. Scopo principale dell’iniziativa è quello di diminuire notevolmente la dispersione dei rifiuti nell’ambiente.

Vuoto a rendere: come funziona e dove si usa abitualmente

In questo articolo andremo a spiegare nel dettaglio cos’è e come funziona questo sistema, in quali Paesi all’estero viene abitualmente utilizzato e qual è la situazione dell’Italia a riguardo.

Cosa vuol dire vuoto a rendere

L’espressione “vuoto a rendere” indica che un contenitore (di solito bottiglie di plastica o di vetro) una volta vuotato viene restituito al fornitore, in modo che possa essere igienizzato e riutilizzato.

Mediamente, i contenitori in plastica possono essere riutilizzati fino a 20 volte, mentre quelli in vetro 40.

Di solito, questa pratica prevede che, al momento dell’acquisto del prodotto originale, il cliente paga una piccola cauzione, che poi viene restituita quando si effettua il reso del contenitore.

L’espressione contraria del “vuoto a rendere” è il “vuoto a perdere”, con cui vengono indicati i prodotti “usa e getta”. Tali prodotti, se non correttamente smaltiti e riciclati, diventano un rifiuto nocivo per l’ambiente.

In origine, la pratica del vuoto a rendere veniva applicata solo alle bottiglie di vetro ed è rimasta in uso anche in Italia fino agli anni ’60. Le bottiglie di vetro venivano restituite per essere riutilizzate, facendosele riempire nuovamente, pagando così solo il prodotto, oppure per farsi dare indietro la somma depositata a titolo di cauzione.

Oggi, il vuoto a rendere riguarda i contenitori riutilizzabili ed anche quelli riciclabili, come bottiglie di plastica e di vetro, ed anche le lattine).

Come funziona il vuoto a rendere

Al momento dell’acquisto, il cliente paga il prodotto, più una piccola somma aggiuntiva, a titolo cauzionale. Una volta esaurito il contenuto della bottiglia, il cliente restituisce al venditore il contenitore. A questo punto, il venditore restituisce al cliente la cauzione, a volte maggiorata di un piccolo “premio” (alcuni centesimi). In molti Paesi, il sistema è ormai automatizzato. Sono infatti installati dei distributori dove depositare il contenitore vuoto, che in automatico restituisce i soldi della cauzione. In questo modo, non c’è bisogno che la restituzione avvenga personalmente tra cliente e venditore, con un notevole risparmio di tempo.

Per incentivare il meccanismo, in alcuni Paesi la cauzione è piuttosto alta. Ad esempio, nei Paesi Bassi, la cauzione per una bottiglietta di acqua minerale è pari a 0,25 euro, che vengono persi se la bottiglietta non viene debitamente restituita.

Con il meccanismo del vuoto a rendere, le bottiglie non diventano un rifiuto, ma vengono riutilizzate per il numero di volte consentito e, solo al termine del ciclo di riutilizzo, vengono smaltite.

Il vuoto a rendere è quindi un processo che rientra, a pieno titolo, nel sistema di economia circolare.

Il concetto che sta alla base del vuoto a rendere è che il consumatore paga solo il contenuto, mentre il contenitore lo prende solo in prestito. Pertanto, il contenitore va poi restituito, riscattando la cauzione

Vuoto a rendere: quali sono i vantaggi di restituire i vuoti

  • Drastica riduzione dei rifiuti, con conseguente netto miglioramento dello stato di strade, spiagge, parchi…
  • Promozione dell’economia circolare, di cui il vuoto a rendere è una piccola parte integrante
  • Risparmio di materie prime
  • Forte riduzione dei problemi per lo smaltimento dei rifiuti

Svantaggi e criticità

Nonostante gli evidenti vantaggi di questa pratica, molti si interrogano sul fatto se, il vuoto a rendere, sia davvero un metodo efficace, oppure no, per contribuire alla riduzione dell’inquinamento. E se non sia meglio investire e sensibilizzare di più sul tema del riciclo della plastica.

Vero è che il sistema della restituzione degli imballaggi può avere impatti ambientali notevoli per quanto riguarda gli aspetti di logistica, stoccaggio e consumi energetici.

I packaging esausti e restituiti, infatti, costituiscono per gli esercenti un volume non indifferente da conservare.

Senza poi contare il fatto che, spesso, gli esercenti adibiscono grandi piazzali e parcheggi all’aperto per ammassare i vuoti restituiti, che restano così esposti alle varie condizioni atmosferiche, che ne possono compromettere l’indennità e l’igiene.

Le aziende che procedono con il re-imbottigliamento, vengono sottoposte a obblighi molto rigidi per sanificare le bottiglie. I costi elevati e i consumi energetici di questi processi impattano sull’inquinamento dell’ambiente.

Sulla base di queste considerazioni, emerge chiaramente che il vuoto a rendere porta dei vantaggi se la sua applicazione viene inserita in un contesto di situazioni vantaggiose, sia per ridurre l’inquinamento ambientale che dal punto di vista di sostenibilità economica.

Vuoto a rendere in Europa

Il sistema del vuoto a rendere è molto diffuso all’estero. Fu la Svezia, nel 1984, ad introdurre il sistema del deposito cauzionale.

In alcuni Paesi, soprattutto del Nord Europa, il vuoto a rendere è un vero e proprio obbligo. È il caso ad esempio della Germania, della Norvegia e della Danimarca. E i risultati parlano chiaro: da quando il meccanismo è attivo, in Germania è stata stimata una riduzione dei rifiuti in vetro pari al 96%, e dell’80% per la plastica.

Altro caso virtuoso è quello della Lituania, dove il sistema è attivo dal 2016. Il primo anno è stato registrato un recupero dei contenitori di bevande del 70%, mentre il secondo anno si è arrivati al 90%.

vuoto a rendere
Vuoto a rendere: una soluzione efficace per fare in modo che la plastica rientri in circolo e non inquini l’ambiente

È un dato di fatto che, nei Paesi dove è in vigore questo meccanismo, non si vede né una bottiglia né una lattina abbandonata per strada. In caso di consumatori poco diligenti, per le strade è di questi Paesi è facile imbattersi nei cosiddetti canner, spesso senzatetto che vanno in giro a raccogliere tutto quel che trovano, anche rovistando in cestini e cassonetti, per poi guadagnare alcuni centesimi. Non fanno nulla di male né di illegale, in quanto si tratta di un’azione gestita da un deposit return system (Drs).

L’esempio virtuoso della Germania

Come già abbiamo citato, un esempio virtuoso è la Germania, dove il vuoto a rendere è ormai diventato un vero e proprio stile di vita. La cauzione da pagare – e che poi viene restituita – varia da 8 a 25 centesimi.

Dal 2006, tutti i rivenditori di bibite sono obbligati a restituire la cauzione, indipendentemente da dove la bottiglia è stata acquistata.

Grazie a questo sistema, in Germania si è registrata una riduzione dei rifiuti in vetro del 96%, e dell’80% per quanto riguarda la plastica.

Vuoto a rendere in Italia

Se in molti Paesi europei il vuoto a rendere è prassi quotidiana, in Italia la situazione è ben diversa.

Fino agli anni ’80, era un meccanismo in essere anche nel nostro Paese. Nel 2015, l’allora Ministro dell’Ambiente, reintrodusse il meccanismo, che però venne ben presto abbandonato perché non riscosse molto successo.

Grazie all’Europa, con grande probabilità, il vuoto a rendere diventerà prassi quotidiana anche da noi in Italia. Lo scorso 24 aprile, infatti, l’Europarlamento ha votato l’approvazione della versione definitiva del PPWR – Packaging and Packaging Waste Regulation, ossia il Regolamento sugli Imballaggi e i Rifiuti da Imballaggio. Un testo che promuove la circolarità e introduce obiettivi di riduzione e di riuso degli imballaggi vincolanti dal punto di vista legale.

Nello specifico, l’articolo 44 del PPWR, dispone che, entro il 1º gennaio 2029, gli Stati membri adottino le necessarie misure, affinché siano istituiti sistemi di deposito cauzionale e restituzione per bottiglie di plastica e contenitori di metallo monouso per bevande, a meno che gli stessi non dimostrino di aver raggiunto il target del 90% di raccolta rispetto all’immesso sul mercato negli anni 2026 e 2027”.

Approfondimenti utili

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Federica Ermete

Nata a Busto Arsizio nel 1982, dopo il diploma si trasferisce a Cremona – dove vive tutt’ora – per conseguire la laurea in ambito umanistico. Sia per formazione professionale che per passione personale, i suoi ambiti di specializzazione sono l’alimentazione, la salute, il fitness di cui è appassionata anche nella vita quotidiana, ed il benessere naturale. Collabora con entusiasmo con la redazione di Tuttogreen dal giugno 2020.

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